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Il Barolo e l'Unità d’Italia: tra leggenda e storia

Il Barolo e l'Unità d’Italia: tra leggenda e storia

Del Barolo si conosce sicuramente la sua importanza nel mondo del vino. Nasce in Piemonte dal nebbiolo ed è famoso in tutto il mondo. Vitigno nobile ed esclusivo, il vino riflette un contatto stretto con il territorio e ne fa la storia. Si esprime al meglio nel territorio delle Langhe, grazie al clima e alla composizione del terreno. È proprio quest'ultimo a conferire eleganza e potenza al palato.

In origine il nebbiolo non presentava le caratteristiche organolettiche che lo caratterizzano e lo rendono famoso. Al contrario, si presentava come un vino chiaretto, di scarsa conservabilità e abboccato al gusto.

Cosa ha reso il Barolo famoso in tutto il mondo? Di sicuro l’intervento di enologi esperti, ma anche una storia curiosa che oggi vi vogliamo raccontare. Si narra che il Barolo sia stato un mezzo per “addolcire” la corte francese e anche i sovrani italiani dell’epoca. Ma cerchiamo di scoprire qualcosa di più.

I protagonisti di questa storia sono Camillo Benso Conte di Cavour e la marchesa Giulia Falletti di Barolo.

Di Cavour si può affermare pienamente che sia stato uno dei protagonisti dell’Unità d’Italia e della nascita dello Stato Italiano. Pochi sanno, però, che lo statista ha lasciato un segno anche nella storia del tanto amato Barolo. Si, perché Cavour oltre ad essere stato un politico era anche un appassionato di vino. Si narra che abbia contribuito allo studio e alla nascita di un prodotto ormai storico e senza tempo. Facciamo, però, un passo indietro.

Il lavoro di cantina

La storia del Barolo è strettamente correlata alle innovazioni tecniche che hanno coinvolto il settore vitivinicolo del Piemonte nel XIX secolo. Spiccano allora due enologi che misero a punto le innovazioni necessarie a creare questo vino: il francese Louis Oudart e il generale Francesco Paolo Staglieno. Questi segnarono un vero e proprio anno zero per il nebbiolo. Nuove tecniche di fermentazione in tini aperti, pulizia in cantina, travasi ripetuti, conservazione in legno e aggiunta di piccole quantità di Neirani (un vitigno ormai estinto). Ovviamente a cambiare fu anche l’imbottigliamento: vetro pesante acquistato in Francia, in modo da poter conservare al meglio il prodotto per lungo tempo.

A collaborare con il Conte Cavour fu proprio Louis Oudart. Con tutte le innovazioni studiate era possibile creare un grande vino e così fu. Contemporaneamente anche la contessa Giulia Falletti di Barolo si mosse in tal senso. Infatti si rese conto che era necessario affinare la produzione di questo vino per renderlo unico ed elegante al palato.

Tutte queste forze umane furono utili per creare il Barolo come lo si conosce al giorno d’oggi. I lavori di affinamento delle caratteristiche organolettiche si svolsero dal 1830 fino al 1850, in pieno fermento politico. Le particolarità del prodotto si distinguevano per maggiore secchezza, colore vivo e un adeguato invecchiamento.

Ma cosa narra la leggenda che accompagna questo vino? Vediamo l’aneddoto che coinvolge la figura della contessa.

La consacrazione del Barolo

La marchesa Giulia Falletti di Barolo, protagonista della vita politica piemontese ma anche personaggio in vista, si distingue per un episodio affascinante. Si narra, infatti, che Re Carlo Alberto di Savoia, anche lui appassionato di vini, avesse sentito dei racconti circa il Barolo prodotto nelle tenute della marchesa e che desiderasse assaggiarne un po’. La marchesa, quindi, dispose un carico di vino a Torino, in carrà, verso il Palazzo Reale. Più di trecento botti furono trasportante in omaggio al Re Carlo Alberto di Savoia. Si narra di 325 botti per ogni giorno dell’anno, escluso il periodo della Quaresima. Il tutto suddiviso in fusti da sei ettolitri l’uno, necessario per il re e tutta la corte. Carlo Alberto fu molto entusiasta del vino donato dalla contessa. Poco tempo dopo decise di avviare una produzione personale nei terreni di Verduno, cercando di eguagliare il tenore del vino assaggiato.

Perchè la marchesa Falletti e il Conte di Cavour hanno investito così tanto nel Barolo?

Sicuramente la passione per il vino è la risposta. C’è da dire che all’epoca dei fatti, il salotto della Marchesa era il luogo dove i Savoia facevano diplomazia, pertanto la figura spicca anche per influenza politica.

Si narra che i Falletti portarono migliorie alla città di Torino e non solo e per questo erano personalità davvero influenti all’epoca.

Grazie al Barolo, la Marchesa fu inviata anche al cospetto del sovrano francese con delle casse di vino particolare e innovativo. Si racconta dell’entusiasmo del sovrano verso il Barolo. Ben presto l’apprezzamento per il Barolo si trasformò anche in che in sostegno verso la causa di indipendenza italiana, di cui Cavour fu uno dei principali artefici.

Tutta questa storia ci appassiona proprio perché rende il vino più affascinante. Non sappiamo se effettivamente il Barolo è un vino eroico dal punto di vista politico, però possiamo confermare con certezza che scioglie i cuori di chi lo assapora.


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